L’associazione fra Dioniso e l’universo acquatico si caratterizza per una centralità assoluta nell’iconografia dionisiaca africana, in stretta relazione con le caratteristiche che il Dio acquisisce nella regione.
La preponderante connotazione ctonia, agraria e fecondatrice che caratterizza la concezione africana di Dioniso fa naturalmente di lui signore delle acque, apportatrici di vita e fecondità. Spesso l’associazione fra il Dio e il mondo acquatico è integrata dalla presenza delle stagioni, simbolo dello scorrere regolare del tempo, dell’alternarsi di morte e resurrezione della natura: “agenti del Dio” attraverso cui viene svolta la sua opera vivificatrice.
L’associazione ternaria Dioniso-universo acquatico-stagioni compare fin dal più antico mosaico figurato noto nella provincia: quello che decorava la cella media del frigidarium delle “Terme di Traiano” ad Acholla, datato ad età adrianea. Pur nelle particolarità compositive e stilistiche del pannello sono già presenti tutti gli elementi che caratterizzeranno le successive produzioni africane di analogo soggetto: il pannello centrale con la raffigurazione di Dioniso, in questo caso come trionfatore su un carro trainato da centauri, i medaglioni con stagioni, l’universo acquatico evocato attraverso il thyasos di tritoni e nereidi cavalcanti mostri marini. Un secondo mosaico proveniente dallo stesso complesso evoca idealmente la presenza dell’acqua con l’inserimento a scopo decorativo di mascheroni di Oceano, pur reinterpretati secondo un’ottica vegetale.
Il tema ritorna con notevole frequenza, raffigurato direttamente o semplicemente evocato.
Tra i numerosi esempi si possono ricordare un mosaico dalla “Maison du Silene” ad El Jem, databile fra la fine del II e gli inizi del III d.C. in cui si riconosce in modo estremamente puntuale l’insieme di elementi che caratterizzavano il mosaico di Acholla: pannello centrale con raffigurazione del Dio, in questo caso collocata all’interno di una più complessa scena narrativa di natura iniziatica, pannelli secondari con thyasos marino, stagioni raffigurate come putti fuoriuscenti da cespi d’acanto collocati agli angoli del pannello.
Un mosaico da Dougga, datato intorno al 270 d.C. si caratterizza per originalità compositiva. Il centro del campo è occupato da un medaglione circolare definito da una ghirlanda di lauro contenente un’insolita immagine di Dioniso adolescente cavalcante una tigre, intorno a questo medaglione sono disposti otto pannelli rettangolari con figure stanti di satiri e menadi; la dimensione acquatica è evocata dalla monumentale cornice formata da conchiglie, tridenti e delfini.
In modo autonomo va invece considerato il grande mosaico che decorava un complesso termale privato di Utica, noto come “Maison du Caton”, datato alla fine del II d.C.. In questo caso il tema centrale è dato dalle nozze di Nettuno e Anfitrite e la presenza di Dioniso ed Arianna, così come di quella di Venere e degli eroti, serve fondamentalmente per esaltare la valenza nuziale della scena. Lo schema compositivo è assolutamente originale, con la scena svolta unitariamente in tre ambienti distinti. Non trovano, a tutt’oggi, puntuali confronti: un frammento sempre proveniente da Utica, oggi conservato al Louvre, suggerisce la presenza di altri mosaici di analoga impostazione in città ma nulla di certo può essere sostenuto al riguardo.
L’associazione binomia fra Dioniso e le stagioni è forse in assoluto la tematica più diffusa in tutta la produzione musiva africana: basta una rapida occhiata al presente catalogo per vedere che sono veramente pochissimi i mosaici a soggetto dionisiaco che non prevedano la presenza delle stagioni.
Particolarmente interessanti alcuni mosaici in cui i due elementi sono completamente fusi fra loro: è il caso di un mosaico di Utica in cui l’autunno è raffigurato da una figura adolescienziale, coronata di pampini e vestita con una ricca tunica sulla quale è portata la nebride, figura nella quale è possibile riconoscere lo stesso Dioniso.
Le stagioni sono generalmente collocate in medaglioni o pannelli posti ai lati del campo figurato o agli spigoli del tappeto musivo, anche se si riconoscono alcune soluzioni più originali. In un mosaico della “Maison du Silene” ad El Jem i medaglioni con busti di stagioni, di Helios e di Selene sono disposti in circolo intorno ad un pannello ad esagono curvilineo contenente il busto di Saturno-Annus. Si forma un insieme unitario in cui la figura centrale risulta prevalente solo in virtù della sua collocazione spaziale.
Di estrema raffinatezza la soluzione adottata nel mosaico con raffigurazione del mito attico di Dioniso ed Ikarios proveniente da Oudna, in cui le stagioni sono evocate dalla decorazione dei kantharoi in vetro cammeo collocati agli angoli del mosaico.
Le possibili varianti testimoniate sono innumerevoli, ed una sistematica analisi sarebbe inutile in questo contesto; piuttosto risulta utile porre l’attenzione su alcuni elementi comuni che lasciano trasparire concezioni sottese all’interpretazione della stessa divinità.
Frequentemente Dioniso è raffigurato con il capo nimbato. Già nel mosaico delle “Terme di Traiano” ad Acholla il mantello si gonfia alle spalle del Dio, creando una sorta di nimbo, che nei mosaici successivi compare con notevole frequenza. Non esclusivamente attribuito a Dioniso il nimbo compare con una buona frequenza sui mosaici africani, sempre in relazione a divinità della natura, identificate nella loro essenza cosmocratice e quasi sempre associate alle stagioni: si tratta di Diana, Nettuno, Venere, le stesse stagioni, Aion-Annus. Particolarmente interessante risulta il confronto con le immagini di Nettuno nimbato, specie quella che compare su un mosaico da La Chebba che vede al centro un medaglione con il Dio del mare su un carro trionfale trainato da quattro ippocampi. Agli angoli del tappeto musivo è disposta una complessa raffigurazione delle stagioni: ciascuna rappresentata da una personificazione femminile, una pianta, un animale ed un lavoro agricolo caratteristico. Il messaggio trasmesso è molto simile a quello che caratterizza i mosaici con Dioniso, le stagioni e il thyasos marino: l’immagine di un Dio, signore del ciclo delle acque, apportatore di fertilità tramite le stagioni.
Il mosaico conferma inoltre un altro elemento incontrato nei mosaici dionisiaci sopradescritti: l’identificazione delle divinità marine (Nettuno, Oceano, tritoni, nereidi) come richiamo generico all’acqua e non come specifico riferimento alla dimensione marina. L’acqua come fonte di vita, importantissima e preziosa in queste regioni dal clima arido, garantita dal ciclo stagionale controllato dal cosmocrator, il Dio nimbato regolatore dei cicli della natura. Appare quindi pienamente convincente l’ipotesi proposta a suo tempo da M. Fantar e più recentemente ripresa da Yacoub di vedere in Nettuno l’interpretazione di una divinità fenicio-punica garante della fecondità naturale.
Una conferma in tal senso pare ricavabile da un’epigrafe bilingue proveniente da Palmyra in cui il dio semitico ’l qn ’rs (El creatore o El signore della terra) viene tradotto in greco Ποσειδωνι θεω . L’El palmireno era un dio della fecondità e della pioggia, analogo al Saturno africano ed identificano con Kronos da Filone di Byblos. Viene confermata la sostanziale ambivalenza della figura di Poseidone-Nettuno nel melieu culturale semitico tra Dio marino e Dio delle acque, specie di quelle dolci apportatrici di vita. L’associazione fra Dioniso e l’universo acquatico risponde ad analoghe concezione religiose derivate dalla non univocità dei rapporti di corrispondenza fra le divinità fenicio-puniche, o più generalmente semitiche, e quelle del pantheon greco-romano.
Un gruppo abbastanza nutrito di mosaici presenta le raffigurazioni delle divinità del tempo: Aion ed Annus, legandole strettamente alla dimensione dionisiaca, anzi trasformandole in ipostasi dello stesso Dioniso: rappresentazioni di particolari aspetti dello stesso Dio.
Le figure di Annus ed Aion rappresentano il tempo e risultano sostanzialmente sovrapponibili. La riflessione filosofica greca fa di Aion la rappresentazione del “tempo trascendente ed assoluto” (PLATONE, Tim. 37d): “principio cosmico immobile ed immutabile” (ARISTOTELE, Cael. I 9 279a; II 1 283 b) identificato come una divinità autonoma in epoca tardo-antica, entità suprema e primigenia, mentre identifica Annus con il tempo circolare non sembra trovare riscontro nella cultura africana.
Sembra invece trovarsi attestata una diversa tradizione di origine egiziana che identifica Aion con una divinità greco-egizia, rinnovatrice del tempo ed eternamente rinascente il giorno del solstizio d’inverno. Il suo culto era ufficiale ad Alessandria, dove veniva considerato figlio di Kore e festeggiato il 6 gennaio; frequenti attestazioni sono presenti nella tradizione magica ed ermetica.
Questa dimensione trova una significativa testimonianza letteraria negli scritti del cartaginese Marziano Capella. L’identificazione del simbolo di Ai)w/n ce/on con il serpente urovoro, tradizionalmente simbolizzante la ciclicità annuale, stabilisce la sostanziale identità fra Aion e Annus che doveva essere presente nella riflessione religiosa africana.
Un mosaico di El Jem introduce un significativo elemento di riflessione. Si tratta infatti dell’unica raffigurazione musiva di Saturno, identificato con Annus tramite la presenza come attributi dei frutti caratteristici delle stagioni. Si tratta di un’associazione frequentemente attestata nella documentazione e che risale ad epoca punica quando l’epigrafia attesta l’identificazione fra l’Aion tolemaico e Ba’al Hammon, e che continua durante tutta l’epoca romana fino al già citato passo di Marziano Capella.
Le testimonianze epigrafiche e letterarie, nonché il mosaico di El Jem introducono un sostanziale problema per lo studio dell’identità dionisiaca nell’Africa romana, la sua relazione con Saturno. Di fatto il processo di identificazione con le personificazioni divine del tempo sembra accomunare le due divinità, apparentemente analoghe nelle funzioni e sostanzialmente intercambiabili.
L’identità dionisiaca appare quindi strettamente legata al suo rapporto con Saturno, la cui centralità totalizzante infonde di se tutte le divinità adorate in quelle province e in modo particolarmente stretto la figura di Dioniso; che, come è stato precocemente notato sembra mantenere un rapporto particolarmente stretto con Saturno.
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