Esistono strani vuoti nell’immaginario storico, slittamenti di prospettiva che spesso portano in evidenza alcune situazioni a scapito di altre spesso a prescindere dall’effettiva rilevanza dei fatti. Questo fatto trova un’esemplificazione magistrale nell’oblio totale in cui è quasi caduto il ricordo di uno dei più grandi imperi che l’Europa abbia conosciuto capace di unire per secoli il Baltico al Mar Nero. Quell’Impero sconosciuto è il Gran Ducato di Lituania.
All’alba del XIII secolo le foreste del Baltico sembravano ancora ferme in un’eterna protostoria, un mondo chiuso ed isolato apparentemente impermeabile alle sollecitazioni esterne. Il primo riferimento storico a quelle terre risale al 1009 quando negli annali di Quedlinburg si fa riferimento ad una nazione lituana (Litua) nella quale dobbiamo immaginare un insieme di tribù indipendenti, ancora pagane e legate ad un’organizzazione politico-tecnologica ferma all’età del ferro.
La fondazione sulle coste della Livonia di Riga nel 1201 e la sempre più intensa presenza sulle rive del baltico di mercanti tedeschi, danesi e novgoritani non sembrano cambiare particolarmente la situazione dei lituani in cui nulla sembra lasciar prevedere il futuro glorioso destino.
L’inattesa svolta della storia di queste isolate contrade si data al 1236 quando i cavalieri dell’Ordine dei Portaspada di Livonia comincia a penetrare nella regione intraprendendo in seguito un’autentica crociata contro le tribù pagane. L’offensiva esterna spinse i lituani ad unirsi intorno ad una capo-tribù di particolare carisma Mindaugas; riunite – non sempre pacificamente – le maggiori tribù della regione e vistosi riconosciuto il titolo di Gran Duca (Kunigaikštis) conduce da un lato una durissima resistenza contro le forze crociate mentre dall’altro inizio ad ampliare considerevolmente i confini del proprio stato annettendo i territori della Rutenia Nera (nell’attuale Bielorussia) approfittando dell’allentamento della pressione crociata dopo la vittoria riportata dai lituani nella battaglia di Saule.
L’espansione nei territori rusici subì una battuta d’arresto nel 1248 quando venne respinto un tentativo di occupare Smolensk, ne segui un momento di profonda tensione con la nobiltà locale che comportò l’esilio di numerosi principi della casa granducale
Nel 1251 sfruttando al meglio le tensioni fra i crociati e l’arcivescovado di Riga raggiunse un trattato di pace con il Gran Maestro Andreas von Stierland che segno la fine della crociata e il riconoscimento alla legittimità dello stato lituano; in compenso Mindaugas e la moglie Marta si convertirono al cristianesimo e venendo battezzati dal Vescovo di Kulm. Il Battesimo comporto per Mindaugas l’assunzione del titolo regale (Karalius) e l’appoggio dei Livoni nelle contese familiari nel frattempo esplose ma anche la nascita di una forte opposizione interna in quanto sia il popolo sia l’aristocrazia erano rimaste fermamente pagane ed anzi erano state rafforzate nella fede degli avi della ferocia delle armate cristiane.
Approfittando del nuovo rapporto di alleanza i cavalieri estesero la loro influenza sulla Samogizia – la provincia di origine di Mindaugas e cuore dello stato lituano – suscitando profondi risentimenti fra le popolazioni locali mentre l’aiuto degli stessi si rivelava sempre meno efficace nell’espansione nel Polatsk. La nuova situazione spinse Mingaugas ad allearsi con il nipote Treniota, fervente pagano e ad abbandonare il Cristianesimo per tornare alla fede degli avi. Le offensive lanciate contro i cavalieri ottennero numerosi successi ma nessuno definitivo, dubbioso di proseguire nell’alleanza con il nipote Mindaugas cadde vittima di una congiura di palazzo ordita dallo stesso Treniota nel 1262. Da orala Lituaniaavrebbe abbandonato le incertezze e si sarebbe votata alla causa della resistenza pagana rafforzata dal grande prestigio che accompagnava lo stesso Treniota dopo la grande vittoria riportata a Durbe sui crociati nel 1258.
Gli anni seguenti furono un momento di crisi fra rovesciamenti dinastici e invasioni nemiche ma lo stato lituano riuscì a reggere agli urti. La ripresa inizio con l’ascesa al trono di Traidenis nel 1269. Il nuovo Granduca – pagano e fermamente antitedesco – pose fine alle contese dinastiche, riunificò i territori andati in parte perduti dopo la morte di Mindaugas e diede inizio ad una nuova significativa espansione annettendo Sudovia e Semgallia e compiendo numerose incursioni in Polonia. Il suo atteggiamento verso i polacchi fu però ambivalente e le incursioni furono accompagnate da stretti legami diplomatici – favoriti dal pericolo che gli ordini crociati cominciavano a rappresentare per la stessa Polonia – culminanti nel matrimonio fra sua figlia Gaudemunda e il Duca di Mazovia. Nel 1270 infliggeva ai crociati una pesante sconfitta nella battaglia di Karuse e negli anni 1274-1276 annetteva la regione di Galič ela Voljniae nel 1279 con la vittoria di Aizkraukle metteva letteralmente in ginocchio i Portaspada – sul campo restarono fra gli altri 71 cavalieri fratelli e i Gran Maestri dei rami livone ed estone dell’ordine.
La Lituaniarestava uno stato sotto assedio e le offensive crociate si susseguivano – oltre agli Ordini anche Austria e Boemia cercarono di approfittare della situazione – ma l’ordine interno era stata restaurato, le vittorie garantivano un prestigio internazionale senza precedenti mentre le terre russe devastate dalle invasioni mongole aprivano inattesi spazi di manovra. Una nuova dinastia, quella dei Gediminidi iniziata nel 1285 con Butigeidis avrebbe portato a compimento le premesse imposta da Traidenis.
I contatti con i più evoluti stati cristiani avevano fatto progredire i lituani che ormai sul piano sociale e tecnologico non si distinguevano dai vicini. Le imponenti serie di fortezza contribuivano a contenere le offensive del Cavalieri Teutonici che si erano sostituiti ai Portaspada e avevano dato un nuovo slancio alle iniziative crociate. Se i primi sovrani della dinastia furono ancora costretti ad una politica difensiva – ma la situazione era cambiata già nel 1308 quanto i Teutonici avevano occupatola Pomeraniapolacca creando un ulteriore avvicinamento fra il regno piastico e i lituani – a partire dal 1316 con l’ascesa di Gediminas si apriva perla Lituaniauna nuova pagina, questa volta su un piano decisamente imperiale.
Convinto pagano Gediminas era però conscio della necessità di riaprire nuovi canali di dialogo con il mondo cristiano alternativi alla crociata. Nel 1322 il Gran Duca scrive a Papa Giovanni XXII richiedendo la protezione pontificia contro le aggressioni dei cavalieri teutonici – semplici invasori e non missionari – e concedendo una pur controllata attività ai francescani e ai domenicani. L’accordo venne raggiunto e benedetto dal Pontefice, garantendo alla Lituania quella legittimità internazionale che le era mancata fino a quel momento e spuntando di ogni giustificazione religiosa l’azione dei teutonici. Lo stato lituano appariva ormai come una confederazione multietnica e multi religiosa in cui convivevano pacificamente pagani, cattolici e ortodossi, questi ultimi in significativo aumento dopo l’annessione di Minsk e le prime penetrazioni in Ucraina.
La guerra contro i tedeschi riprese nel 1325 aseguito dell’aiuto prestato dai lituani alla Polonia cui i cavalieri avevano sottratto la città di Dobrzyn. L’attacco dei crociati avvenne però in aperta violazione dei decreti pepali ed ebbe come più rilevante conseguenza un’ancor più forte saldatura fra Lituania e Polonia con il matrimonio fra Aldona figlia di Gediminas e Casimir figlio del re polacco Wladislaw I mentre le operazioni militari procedevano con alterne fortune e senza significative modifiche dello status quo.
Alla morte di Gediminasla Lituanianon solo era ormai un’evidente potenza regionale ma grazie ad un’accorta politica di alleanze si era garantita uno spazio nell’ordine politico mondiale. I successivi Gran Duchi della dinastia gediminide proseguirono la politica di Gediminas contenendo le pressioni teutoniche ed espandendosi sempre più verso sud e est dove lo stato lituano era divenuto il principale rifugio per tutti coloro che erano minacciati dalle orde tatare.
Fra i Gran Duchi si distinse Algirdas il quale rivolse i suoi interessi verso le terre russe attuando nei confronti degli ortodossi la stessa politica ambivalente praticata da Gediminas con i cattolici; sposo la principessa russa Maria di Vitebsk e garantì la successione di alcuni dei suoi figli in numerose città russe: Polotesk, Brjansk. Pur rimanendo pagano si presentò come difensore dell’eredità russa e nel 1362 annetteva Kiev e le regioni di Chernigov e Bryansk, di fatto il cuore dell’antico principato kievita ponendo fine al dominio dell’Orda d’Ora sulla regione. Negli stessi anni annetteva alla Lituania il principato di Smolensk e inglobava nella sfera d’influenza la stessa Novgorod mentre per due volte falli il tentativo di occupare Mosca (1368 e 1372).
La massima estensione dello stato fu raggiunta sotto Vytautas con il quale i confini giungeranno al Mar Nero inglobando la foce del Dnepr mentre solo l’intervento di Tamerlano eviterà l’annessione della Crimea. Vytautas era cugino di Jagiello, Gran Duca prima di lui (fino al 1386) quando per ragioni dinastiche si trovò a ereditare il trono di Polonia. Convertitosi al cristianesimo cattolico e incoronato come Wladislaw II Jagiello portava a termine il progressivo avvicinamento fra i due paesi che si compiva con l’ascesa sul trono polacco di un ramo cadetto della dinastia lituana.
Pur attraverso profonde differenze e rivalità – sfociate a volte in aperti conflitti – i due cugini siglarono nel 1386 l’Unione di Krewo con la quale si procedeva all’unione dinastica fra Polonia e Lituania. L’atto creava quello che per secoli sarebbe stato il regno più esteso e per molti aspetti più potente d’Europa. Prima semplice unione dinastica la federazione venne ulteriormente sancita nel 1569 con la nascita formale dell’Unione Polacco-Lituana (Rzeczpospolita Obojga Narodow) destinata a rimanere elemento nevralgico della realtà politica est-europea fino alle spartizioni della fine del XVIII secolo.
Tornando a Vytautas va ricordato come questi ampliò in modo ancora significativo la sfera di influenza lituana non solo imponendo pesanti tributi a Novgorod e Pskov ma imponendo un proprio protetto Mechmet alla guida dell’Orda d’Ora e ottenendo alla morte del Gran Principe di Moscovia Basilio la reggenza per l’erede Ivan ancora bambino. Inoltre nel 1410 le forze congiunte dei due paesi ottennero una trionfale vittoria nella battaglia di Grunwald che pose definitivamente termine al potere dell’Ordine Teutonico.
Il regno di Vytautas segna il punto d’arrivo della nostra storia. Con l’Unione di Krewo e la progressiva cristianizzazione termina la storia della Lituania medioevale e si apre – senza soluzione di continuità – quella della Confederazione polacco-lituana nuovo e non meno significativo capitolo di questo “impero perduto” nel cuore d’Europa.
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